Tratto dall'angolo tecnico del waterpolonline.com....Vorrei sapere le vostre considerazioni in merito:
Ovviamente le metodologie di allenamento possono essere le più disparate (in base soprattutto al livello degli atleti da allenare), tuttavia nella mia esperienza con le categorie giovanili ho avuto modo di ottenere feedback positivi da una preparazione a secco che predisponesse gli atleti al contatto fisico (partite di basket, esercizi di lotta libera, etc.) oltre ovviamente ad una successiva riproposizione in acqua di esercizi atti a migliorare la capacità psico-motorie, la tenuta atletica e la prestanza fisica.
Personalmente credo sia fondamentale focalizzare l’attenzione sulla sequenzialità che l’allenamento del pressing (come anche di altri schemi) debba avere; infatti un risultato di eccellenza scaturisce da una serie di movimenti di base che concorrono a formare un movimento complesso che, a sua volta, deve essere riproposto in un contesto ostile come quello di una partita contro degli avversari.
Di conseguenza ho sempre prediletto un lavoro che (anche su base settimanale) si focalizzasse sui sei seguenti punti:
1) allenamento dei movimenti di base – martedì -(Bicicletta, pressione, posizione orizzontale in acqua, cambi di direzione, elevazione massimale con mantenimento della stessa , etc) e del contatto fisico (esercizi di spinta l’uno contro l’altro, 1 vs 1 senza falli per raggiungere un obbiettivo sul bordo vasca, etc.).
2) allenamento di movimenti complessi – giovedì – ( spinta 1 vs 1 con scatto e tiro con difensore che parte dopo 1’’, partita senza falli, partita senza falli solo nel caso di possesso palla, partita senza falli solo nel caso di non possesso palla)
3) allenamento della partita – venerdì- (schierati in pressing con trasferimento in scatto da un lato all’altro del campo, schierati in pressing in forma statica con blocchi per liberare il boa marcato in anticipo curando soprattutto il perfezionamento del pressing in anticipo per la difesa e i blocchi e altri movimenti per l’attacco).
Concludo dicendo che questa tipologia di gioco prevede aggressività e mentalità vincente; tuttavia tali caratteristiche (per quanto in parte dipendenti da elementi caratteriali ed endogeni) devono anch'esse essere oggetto di una forma di allenamento che metta l’atleta di fronte a forme di mini-competizione capaci di sviluppare una tensione al risultato non solo complessiva ma anche individuale e di breve periodo.
Pertanto sono convinto che allenamenti come il tiro in movimento con l’avversario alle spalle, tiri in posizione statica con il difensore davanti con cambio della posizione nel caso di mancata realizzazione, 2 Vs 1, 3 Vs 2, 4 Vs 3 con difensore in recupero, partite senza falli con premi per i vincitori o penalità per gli sconfitti, possano generare nell’atleta una migliore capacità nel prendere decisioni in tempi ristretti ed una maggiore capacità nel gestire l’ansia da prestazione e da risultato.
Nel ringraziare nuovamente la redazione tutta per l’attenzione prestata, colgo l’occasione per inviare cordiali saluti.
Toti Scalisi
